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Email marketing e le varie tipologie
- 4 Dicembre 2015
- Pubblicato da: Augusto Sica
- Categoria: Lezioni

Dove ci sono flussi di utenti occorre veicolare gli stessi sul proprio sito.
Il tipico esempio di flussi è riscontrabile allorquando gli utenti inseriscono delle parole chiave, keywords, sul motore di ricerca Google.
Un utile strumento per poter convogliare gli utenti sul proprio sito, tra le varie strategie di marketing, è rappresentato dall’attività di email marketing.
Quando si parla di marketing, si parla sempre di misurabilità di contatti, di click.
3 sono i tipi di messaggi di email marketing: Messaggi transazionali, Newsletter e Dem.
La newsletter ha una natura informativa e periodica, utilizzato per fidelizzare i propri clienti.
La dem, Direct email marketing, è persuasiva, in quanto pubblicitaria, non ha periodicità stabilita.
I messaggi transazionali hanno una natura di servizio informativo, esempio quando acquisto un prodotto su Amazon e ricevo subito dopo la conferma dell’ordine.
Quest’ultimo ha una percentuale di apertura altissima, ossia alta percentuale di utenti che aprono quel messaggio.
Per identificare questo fenomeno ci si rifesice all’ OR, Open Rate, e al CTOR, Click thoug open rate.
I messaggi transazionali possono contenere anche altre informazioni ad esempio proponendo un ulterio acquisto, definito UPSELLING cioè si cerca di realizzare una vendita maggiore.
Come provider di servizi di posta elettronica abbiamo osservato le dinamiche di Mailup.
Che opera in base al pay per speed ossia l’invio di messaggi in un certo tempo prestabilito, a discrezione del cliente.
Ed in base al documento fornitoci da Mailup, l’Osservatorio statistico, abbiamo potuto constatare le rese e l’utilizzabilità del servizio di email marketing.
Documento essenzialmente utile per poter raggiungere degli obiettivi ben mirati:
Aumentare il traffico sul proprio sito di e-commerce o un blog, aumentare considerevolmente il numero di iscritti nel proprio database, rafforzare la notorietà del proprio marchio, incentivare e facilitare l’esperienza d’acquisto
Abbiamo potuto osservare che l’email gode di ottima salute in quanto si pone tra i canali che consentono un maggior Roi, ritorno di investimenti.
Un altro aspetto decisivo sono le cause di mancato recapito delle email, indirizzi imprecisi, email errate piuttosto che problemi di reputazione.
Il riscontro dell’attività di email marketing è distinguibile in base ai settori di riferimento ed alla tipologia di business intrapreso dall’azienda.
A tal proposito in merito alle newsletter ed in termini di apertura OR, il miglior risultato è riscontrabile nel settore delle Assicurazioni, Finanza e Banche, in quanto email ad alto contenuto personalizzato e rilevante per i destinatari.
Le comunicazioni che producono più reazioni, CTOR, sono riscontrabili nel settore Moda, Abbigliamento e Calzatura.
Un altro aspetto fondamentale è l’Engagement, ossia il coinvolgimento del nostro target, attraverso analisi, pianificazione delle strategie, profilazione digitale attraverso il Crm.
L’osservatorio statistico ci ha fornito informazioni anche in merito ai trend stagionali di tassi di apertura, ad esempio nel periodo invernale c’è una maggiore richiesta di snowboard piuttosto che bikini o prodotti tipicamente estivi, questo dato è fondamentale per poter strutturare al meglio un’idonea campagna di marketing ben mirata. Ad incidere sui tassi di apertura delle email è rappresentato anche dal testo o meglio la lunghezza del testo in oggetto. La lunghezza è determinante sulle percentuali di apertura delle email. Si è notato che i messaggi che raggiungono maggiori successi non superano 15 caratteri, spazi compresi.
Data la capillarità di Mailup abbiamo avuto la possibilità di poter visionare la reattività nei confronti dell’email nel mondo.
Abbiamo riscontrato che tra le nazioni più reattive compaiono Portogallo, Svezia, Finlandia, Brasile e Argentina.
In italia invece la media è sul 30% e negli Stati Uniti 20%, forse perchè nel caso degli Stati Uniti ci potrebbe essere un fattore di assuefazione.
Chi opera nell’email marketing non può ignorare le percentuali di segnalazioni abusi / spam, diversamente sarebbe controproducente.
In sede di lezione abbiamo osservato le 10 regole per far fronte a tale problema: Inviare solo a chi ha dato un consenso specifico, inviare contenuti attesi dal destinatario, la frequenza di invio deve essere in linea con le attese del destinatario, descrizione semplice e ben visibile, riconoscibilità: grafica e mittente devono essere chiari e coerenti con quelli comunicati al momento dell’iscrizione, inviare un messaggio di benvenuto subito dopo l’iscrizione, ricordare a fondo pagina dove l’indirizzo è stato raccolto, consentire di poter modificare le preferenze ( frequenza, profilo…), automatizzare la rimozione di chi clicca su “segnala come spam”, non inviare email rarefatte o con ampio ritardo dall’iscrizione.
Ogni provider ha adottato una strategia di difesa delle email dei propri utenti. Per le aziende che operano nell’email marketing è fondamentale conoscere il proprio database di utenti in merito ai diversi domini.
Informazioni che permettono di poter conoscere l’impatto negativo sulla propria comunicazione in caso di probmeli di recapito su un singolo provider.
Dai dati forniti in sede di lezione abbiamo osservato che i cinque principali domini coprono oltre l’ 85% della totalità degli indirizzi.
Yahoo! assorbe nel suo dominio il 27% degli indirizzi; Outlook il 21%; Gmail il 19%; Libero 15%, forte dell’acquisizione del portale Virgilio da Telecom.
Ogni attività di email marketing presuppone ovviamente la presenza di un database, quest’ultimo deve essere costruito con attenzione e nel rispetto delle dovute norme sulla privacy.
La cura verso le liste è proporzionale all’aumentare del tasso di utenti attivi. Quindi la qualità del proprio database è un aspetto rilevante per garantire un’ottima performance d’invio e la conseguente reattività degli utenti.
La diffusione di un’email, nell’ambito dell’email marketing non può prescindere dalla condivisione sui social network, Facebook piuttosto che Twitter o Instagram, se non altro per incentivare la diffusione virale del contenuto oggetto del nostro messagio in modo da ottenre maggiori visualizzazioni della propria campagna.
Tra Dem e Newslettere sono le prime, in quanto di natura pubblicitaria, ad ottenere più della metà del totale delle condivisioni: 77% delle DEM contro il 23% delle newsletter.