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Start-up e e-commerce: il vero futuro dell’innovazione del paese
- 11 Maggio 2018
- Pubblicato da: Valeria Botta
- Categoria: dynamic pricing ecommerce
Tra il 2015 e il 2017 l’Italia, nel panorama dell’Electonics Commerce, ha avuto difficoltà ad affermarsi, infatti, il report pubblicato dalla BEM research del 2017, indicava un ritardo abissale del bel paese rispetto all’Europa. L’acquisto di beni in internet è una pratica poco diffusa tra le famiglie italiane. Secondo i dati raccolti dalla Eurostat, solo il 29% della popolazione, di età compresa tra i 16 e i 74 anni, ha utilizzato il web, nel 2016, per fare acquisti e questo dato evidenza un abissale gap rispetto al resto dell’Europa, dove c’è una diffusione pari al 55% della popolazione.
Il divario tra Italia ed Europa, che sta diminuendo per le grandi aziende, riguarda principalmente le PMI, perché esse rappresentano il tessuto economico italiano. La soluzione proposta è stata di permettere alle stesse di poter creare strategie di marketing e inserirsi nello scenario digitale per rispondere alle necessità degli utenti, assicurandosi non solo vendite sempre maggiori sul web ma anche l’affermazione dei brand Made in Italy nel mondo. Le start-up dell’e-commerce, quindi, rappresentano il vero futuro dell’innovazione del paese. In quest’ottica di open innovation funzionale si inserisce il “Piano industria 4.0” avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico, a partire da Gennaio 2018, con interessanti contributi per la digitalizzazione delle PMI italiane.
Rendere l’Italia un Paese più ospitante per le nuove imprese innovative, che siano esse fisiche o digitali, significa spingere affinché l’Italia diventi sempre più veloce e dinamico, capace di tornare a scommettere sulle sue migliori energie. Nel 2012, infatti, è stata introdotta nel nostro Paese la definizione di nuova impresa innovativa, la “start-up innovativa”, un piano nazionale che prevede, fra i vari aspetti, le agevolazioni fiscali. Dal report di “PMI innovative” del Ministero dello Sviluppo Economico, emerge che il numero delle start-up sia quasi triplicato negli ultimi 12 mesi del 2017.
Un ruolo importante per l’affermazione delle start-up è svolto dagli investitori, un esempio potrebbero essere le Venture Capital e le Business Angel. Le Venture Capital, ossia capitale a rischio, sono società finanziarie specializzate che, dopo un pitch aziendale, decidono di investire capitale nella neo impresa, diventandone socio temporaneo e ottenendo in cambio una quota in percentuale. Ciò consente loro di ottenere guadagno attraverso la vendita e il raggiungimento degli obiettivi. Il Business Angel è, invece, un investitore non istituzionale che sceglie autonomamente l’azienda in cui investire perché attirato dall’idea forte che possa portare ad una crescita. Il loro investimento si traduce in azioni dell’azienda, tra i maggiori Business Angel in Italia sono IBAN e IAG.
Una volta affermatesi le aziende nel palcoscenico dell’e-commerce, per riuscire ad emergere nel mercato digitale, oltre a dover fare fronte alle continue trasformazioni del web, devono conoscere e acquisire tutte le strategie utilizzate, una fra tante è la dynamic pricing. Questo fenomeno, conosciuto come “discriminazione del prezzo” nel mercato, è una pratica diffusa nel retail digitale, implica l’inserimento di algoritmi nella piattaforma che siano in grado non solo di segnalare tempestivamente mutamenti della domanda e dell’offerta e dei prezzi della concorrenza, ma anche di aggregare le informazioni degli utenti rilasciati tramite cookies, con l’obiettivo di personalizzare prezzi per ciascuno di essi. Quando parliamo di questo metodo, bisogna tener conto di tre aspetti fondamentali, di cui il primo è proprio l’e-commerce. La vendita online, infatti, implica ormai una continua comparazione dei prezzi. Il secondo fattore è la dinamicità dei prezzi che, infatti, variano ogni giorno in base alla frequenza degli acquisti, al profilo degli utenti e alla concorrenza. Il terzo fattore è la battaglia contro le barriere del mondo fisico, ovvero l’eliminazione del geo-blocking, quei vincoli che impediscono ai consumatori di acquistare in modo conveniente sui siti stranieri. Il caso aziendale più eclatante che utilizza i meccanismi di pricing è Amazon. Non dobbiamo, però, perdere di vista che il retail digitale implica uno scambio di dati importanti che, oltre a riguardare quelli sensibili, riguardano quelli economici. In un mondo dove tutto è sempre più interconnesso, nell’era dell’Internet of Things, e dove miliardi di dispositivi condividono informazioni, diventa una necessità il supporto di una tecnologia che deve essere sempre più “internet-friendly”, affinché le micro-transazioni avvengano in tempo reale e, soprattutto, in sicurezza. Se è vero che oggi farebbe comodo bypassare lunghi tempi burocratici, è anche vero che aumenta il bisogno di garantire sicurezza e trasparenza. In questo quadro, quindi, si inserisce la Blockchain, una tecnlogia che potrebbe risolvere o prevenire l’utilizzo improprio dei nostri dati, evitando truffe o raggiri. Secondo l’ Harvard Business Review, la blockchain è un registro pubblico e distribuito che memorizza le transazioni tra due parti in modo efficiente, verificabile e permanente, come se fosse un enorme registro virtuale che raccoglie dati di utenti, identificando con una “chiave” i loro portafogli digitali. Il vero punto di forza di questa tecnologia sta nella sua struttura decentralizzata, ovvero la rete di informazioni crittografate è garantita da indirizzi provvisori che identificano mittente e destinatario e ne garantiscono l’anonimato. A monte del processo, infatti, c’è il sistema “peer-to-peer” che permette di effettuare transazioni senza un organo centrale regolamentatore, creando varie copie identiche dei dati. Molti ritengono che il 2018 sia l’anno della blockchain, perché oltre al settore finanziario sta iniziando ad essere utilizzata anche nel digital marketing, alcune delle più recenti start-up, appunto, ne fanno uso. Sebbene diversi analisti ed esperti del settore finanziario credano che queste criptovalute non diventino il sistema di scambio e di pagamenti diffuso nella nostra società, molte banche d’affari riconoscono il suo carattere rivoluzionario. Un esempio di start-up che ha investito nel blockchain è la “ICONUM”, una società che si basa sul “crowdfunding innovativo” che, grazie alla tecnologia del blockchain, permette di finanziare direttamente e senza intermediari, progetti imprenditoriali e tecnologici con elevate potenzialità, attraverso l’Initial Coin Offering (ICO). Questo sistema porterà ad una, seppur marginale, sostituzione sia del Venture Capital tradizionale che i mercati azionari e valutari.
Il ruolo che le start-up dell’e-commerce hanno nell’innovazione dell’Italia è chiaro, sicuramente questo comporta rischi e sfide, essendo un mercato estremamente complesso che richiede competenze e specializzate energie interamente dedicate, ma può rappresentare ottime opportunità di inserimento dell’Italia nel mondo in cui il digitale ha il dominio.